La musica (non) muore

La scomparsa di George Michael è stata come la mazzata finale su un 2016 che i giornali hanno definito “l’annus horribilis del mondo della musica”. La conta l’avevo fatta anch’io, ma mi ero fermato a luglio per ovvi motivi di scaramanzia. Per gli stessi motivi non voglio riprendere l’elenco ora, anche se è difficile non ricordare Leonard Cohen (7 novembre), Greg Lake (7 dicembre, dopo Emerson il 10 marzo: chissà cosa starà facendo ora Carl Palmer…) e per cumulus i 64 componenti del Coro dell’Armata Rossa deceduti in un incidente aereo ieri a Natale (con loro doveva esserci anche Toto Cutugno).

Noto di sfuggita che, a un livello artistico più generale e non soltanto musicale, assieme all’Italia (Ettore Scola, Dario Fo, Giorgio Albertazzi, Paolo Poli, Riccardo Garrone, Lino Toffolo, Bud Spencer) anche l’Egitto ha subito una “moria” simile. In realtà il “fenomeno” in sé forse nemmeno sussiste, però esistono le sue interpretazioni, anche le più insulse (il “Corriere”: «Più persone nate in una certa fascia di tempo, più persone diventate famose, più persone che oggi sono anziane e quindi hanno più probabilità di morire»), e sono queste che andrebbero approfondite.

Ad ogni modo prima di stilare un bilancio (non da un punto di vista quantitativo, ovviamente) sarebbe meglio attendere la fine del 2016. Nel frattempo il sottofondo adatto alla situazione mi pare essere “La musica muore” di Battiato/Camisasca (preferisco di gran lunga l’interpretazione solista di Camisasca, ma il testo di questa seconda versione è decisamente più pertinente):

Sono anni che non cambia niente
tutto è chiuso in un sacco a pelo
con un dito quante macchine ho fermato
quanti stop alle frontiere ho sopportato

Degli Stones amavo “Satisfaction”
e dei Doors “Come on baby light my fire”
ascoltavo “Penny Lane” per ore ed ore

Mi ritorna l’eco dei concerti
mi ritorna l’acqua dentro il sacco a pelo
tutt’intorno i fuochi ormai si sono spenti
non resta che un pallido colore
…La musica muore

Parco Lambro, Woodstock, l’isola di White.
quanta gente strana ho incontrato per strada
giravo per l’Europa da Londra ad Amsterdam…
on the road again, my generation.

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