La transizione di genere imposta ai bambini

Frankenstein Designer Kids:
What You Don’t Know About Gender-Transitioning
Will Blow Your Mind
(Robert Bridge, “Strategic Culture“, 14 aprile 2019; trad. it. Gog&Magog)

Immaginate di essere il genitore di un bambino di cinque anni che un giorno vi informa, innocentemente, di come egli si senta una femmina. Naturalmente la prima reazione sarebbe un sorriso, non telefonare alla clinica specializzata in “transizioni di genere” più vicina. Non avete idea di come vostro figlio sia giunto a esprimere una cosa simile; forse qualcosa che ha orecchiato all’asilo, forse un programma che ha visto in televisione. Comunque sia, lui pare convinto, e insiste sul fatto che “si identifica” con l’essere una bambina.

Alla fine, magari su consiglio della scuola, andate da un medico, confidando che questo professionista sia in grado di fornire a voi e al vostro bambino una valida consulenza per chiarire la sua confusione. Preparatevi ad essere delusi. Il vostro medico sarà costretto, dallo Stato e i protocolli medici, a seguire le linee guida note come “cure affermative” (affirmative care). Sembra un termine così positivo e innocuo, vero? È proprio così, e tale programma potrebbe essere ben descritto come niente di meno che diabolico.

Seguendo tale approccio di “cura affermativa”, il medico è tenuto a assecondare l’indicazione del bambino, non viceversa (come molti credono sarebbe meglio operare in questi casi). In altre parole, se il bambino dice al medico che crede di essere una femmina, il medico deve rispettare quella “realtà”, indipendentemente da quale sia la situazione biologica. Ma questo è solo l’inizio della follia.

Come genitore del bambino, sarete incoraggiati a iniziare a parlare di vostro figlio come vostra “figlia”, e anche a permettergli di scegliere un nome femminile, così come i relativi vestiti. Gli insegnanti saranno istruiti a permettergli di utilizzare il bagno delle femmine. La questione dello stigma sociale legato a tale stravolgimento dello di vita, incluso il bullismo, viene raramente presa in conto. I terapeuti non discuteranno quasi mai con i genitori le implicazioni sociali di un tale cambiamento mentale e fisico. La stragrande maggioranza vi ripeterà che i cambiamenti sono assolutamente “reversibili”, se un giorno il bambino dovesse cambiare idea. Peccato che le cose non siano così facili.

Fermiamoci un attimo, e domandiamoci quale dovrebbe essere la domanda più ovvia, soprattutto tra gli operatori sanitari: “Non è terribilmente ingenuo sostenere la fugace convinzione di un bambino, che crede ancora in Babbo Natale, di essere del sesso opposto? Non c’è una possibilità molto alta che il bambino sia semplicemente confuso e che si tratti di un’idea passeggera? Inoltre, perché non abbiamo MAI sentito parlare di simili episodi sino anche solo 10 anni fa, e invece oggi ci pare di assistere ad una sorta di “epidemia”? Invece di confrontarsi con il bambino e la sua “nuova identità” da un approccio così ovvio, nella maggior parte dei casi egli sarà subito lanciato sul binario obbligato della transizione di genere. Ed è qui che inizia l’orrore.

Una mamma, ‘Elaine’, componente del gruppo di sostegno Kelsey Coalition, la cui figlia è stata sottoposta a “interventi medici che alterano la vita”, ha capito che la transizione è immensamente dannosa per la salute e il benessere futuro di sua figlia.

“Quando inizia l’adolescenza, la ‘cura affermativa’ implica somministrare ormoni sessuali doppi e incrociati”, ha detto Elaine durante una tavola rotonda organizzata dalla Heritage Foundation, un think tank conservatore. “Alle ragazze di dodici anni viene prescritto a vita il testosterone, mentre ai ragazzi vengono dati estrogeniSono trattamenti ormonali pesanti, che hanno un impatto sullo sviluppo del cervello, sulla salute cardiovascolare e possono aumentare il rischio di cancro”.

Arriviamo così al tavolo operatorio, dove gli adolescenti, privi della maturità mentale necessaria per fare una scelta così profonda che cambierà per sempre la loro vita, sono sottoposti al bisturi della manipolazione chirurgica irreversibile. Le doppie mastectomie sulle ragazze, per esempio, così come la realizzazione di falsi peni composti con carne presa in prestito da altre parti del corpo, sono solo alcune delle procedure sperimentali in uso e mai applicate prima su minori.

Elaine ha citato la storia di Jazz Jenningsche ha avuto una certa risonanza mediatica: un bambino cui è stata diagnosticata la ‘disforia di genere’ a cinque anni e che, da allora, è stato cresciuto come una femmina. All’età di undici anni è stato sottoposto a cura ormonale e a 17 anni ha subito un intervento chirurgico per rimuovere il pene e creare una vagina simulata e ricavata dal rivestimento dello stomaco.

“Dopo l’intervento, i tagli hanno cominciato a aprirsi e si è formata una sacca di sangue. È stato eseguito un intervento chirurgico d’urgenza. Secondo il medico di Jazz, ‘Mentre la stavo portando sul letto, ho sentito qualcosa che ha fatto ‘pop’. Quando ho guardato, l’intera cosa si è aperta…”.

Elaine ha definito il caso di Jazz un “esperimento medico su un bambino” che “è stato mandato in diretta televisiva negli ultimi 12 anni”. Va notato che anche la simile vicenda di transizione di genere di Caitlyn Jenner, nato Bruce Jenner e uno dei più importanti atleti olimpici del paese, ha affascinato l’intera nazione ed è stata spettacolarizzata.

La domanda che sorge spontanea è quanti minori impressionabili, molti dei quali sperimentano i propri cambiamenti corporei durante la pubertà, sono stati convinti a chiedere la transizione di genere (qualcosa di cui un bambino potrebbe aver sentito parlare solo da alcuni media o fonti esterne, a meno che i genitori non si impegnino in discussioni così bizzarre a tavola…) dopo aver visto le storie di questi VIP? Ormai poche persone dubiterebbero della potente influenza che i media e le celebrità esercitano sulle persone, specialmente sugli adolescenti. In realtà, questa è l’intera nozione che sta dietro l’idea di un “modello positivo”. Non sono sicuro che Caitlyn Jenner si qualificherebbe per tale ruolo.

Secondo il medico Michael Laidlaw, questi bambini, i quali manifestano ciò che la comunità medica ha definito “disforia di genere”, possono superare la loro condizione con il decorso del tempo, o con l’assistenza di un terapeuta. E c’è di più: secondo Laidlaw, che cita vari studi, molti dei ragazzi e ragazze cui vengono diagnosticati tali “sintomi” hanno in realtà problemi neuropsichiatrici o di autismo. “I social media e, per esempio, la visione ripetuta di video sulla transizione in YouTube sembrano giocare un ruolo, così come la diffusione” della divulgazione di tali idee nel pubblico più ampio.

Questi programmi si basano sull’idea liberal di “identità di genere”, che è stata definita come “la percezione interiore che ha la persona del proprio genere”, indipendentemente da ciò che dimostrano i segni biologici del proprio sesso di appartenenza.

Il dott. Laidlaw ha presentato forse il miglior argomento contro i genitori che corrono a ritenere che i loro figli abbiano bisogno di bloccanti della pubertà o dosi estreme di ormoni, quando ha discusso ciò che accade quando a una persona viene diagnosticato un cancro.

“Se un bambino o qualcuno che conosci avesse un tumore, vorresti prima avere una conferma istologica, delle immagini che provino la patologia, prima di somministrare chemioterapie dannose”. E invece, in questo caso, stiamo permettendo a bambini e adolescenti di venire sottoposti a procedure chimiche e chirurgiche irreversibili senza poter avere alcuna prova che dimostri la presenza del “sesso opposto” nel paziente.

In altre parole, la comunità medica cerca di stravolgere, non solo la natura, ma anche le vite dei bambini, con esperimenti radicali e irreversibili che non hanno dato alcuna dimostrazione di promuovere la felicità o il benessere dei “pazienti”.

“Stiamo dando terapie molto dannose senza avere come base alcuna diagnosi oggettiva”, ha detto il dott. Laidlaw.

Si è costretti a ripetere l’ovvio e l’evidente: “Ci sono solo due sessi. Il sesso viene identificato alla nascita, nessuno lo ‘impone’. I medici non possono arbitrariamente decidere se una persona sia un uomo o una donna. Sappiamo tutti come identificarla” E conclude: “Ti direi: chiedi a tua nonna, che non legge le riviste scientifiche, e ti saprà dire esattamente come distinguere i ragazzi dalle ragazze”.

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